L’Islanda è una Repubblica Democratica dal 1944. La sua economia era fino a poco tempo fa basata principalmente sulla produzione di energia e sul settore terziario, soprattutto finanziario. La crisi dell’autunno 2008 ha provocato in Islanda grandi sconvolgimenti sia a livello politico che a livello economico.
Il fallimento delle maggiori banche ha posto gli islandesi davanti alla necessità di cercare nuovi sbocchi lavorativi e di variare maggiormente le attività presenti sul territorio per poter dare nuovo slancio all’economia.
Il nuovo governo, insediatosi dopo la caduta del precedente, sta avviando le procedure per entrare nell’Unione Europea. Molte multinazionali avanzano grandi promesse, mirando ai grandi potenziali energetici presenti sull’isola e sperando che la crisi faccia dimenticare agli islandesi quale scempio ambientale potrebbe significare intraprendere questa strada.